OnlyFans, la piattaforma di contenuti in abbonamento nata nel 2016, ha scatenato un acceso dibattito: si tratta di prostituzione online o di una nuova forma di lavoro autonomo? Per rispondere a questa domanda, dobbiamo analizzare il fenomeno da diverse prospettive, considerando sia gli aspetti legali che quelli psicologici.
Il punto di vista legale:
Il Codice Penale italiano (art. 600 bis) definisce la prostituzione come “il reclutamento o l’induzione di una persona a compiere atti sessuali a pagamento”. Applicando questa definizione a OnlyFans, la questione si fa complessa. Da un lato, molti creatori di contenuti offrono materiale esplicitamente sessuale in cambio di un abbonamento. Dall’altro, la piattaforma ospita anche creator che propongono contenuti non sessuali, come artisti, musicisti o personal trainer.
La linea di demarcazione è sottile: quando un contenuto diventa “atto sessuale a pagamento”? La legge non fornisce una risposta univoca, lasciando spazio a interpretazioni e dibattiti. Inoltre, la legislazione varia da paese a paese, rendendo la questione ancora più complessa a livello internazionale.
Il punto di vista psicologico:
Al di là degli aspetti legali, è importante considerare l’impatto psicologico di OnlyFans sui creatori di contenuti. Diversi studi hanno evidenziato potenziali rischi per la salute mentale, come:
- Ansia e depressione: la pressione di produrre contenuti costantemente, la dipendenza dai feedback degli utenti, l’esposizione al giudizio e alle critiche possono aumentare il rischio di disturbi d’ansia e depressione.
- Disturbi dell’immagine corporea: la continua ricerca dell’approvazione estetica, il confronto con altri creatori, l’uso di filtri e modifiche digitali possono alimentare insicurezze e distorsioni dell’immagine corporea.
- Dipendenza da internet e dai social media: la necessità di essere sempre online, di interagire con i fan, di monitorare le statistiche può portare a una dipendenza da internet e dai social media, con conseguenze negative sulla vita sociale e relazionale.
- Stigma sociale: nonostante la crescente accettazione del lavoro sessuale online, molti creator di OnlyFans subiscono ancora stigma e discriminazione, che possono influire sulla loro autostima e sul loro benessere psicologico.
Conclusioni:
Definire OnlyFans come “prostituzione” o “lavoro autonomo” non è semplice. La piattaforma offre un’ampia gamma di contenuti e le motivazioni dei creatori sono diverse. È importante evitare generalizzazioni e analizzare ogni caso specifico, considerando sia gli aspetti legali che quelli psicologici.
È fondamentale promuovere un uso responsabile e consapevole della piattaforma, tutelando la salute mentale dei creatori di contenuti e garantendo loro un ambiente di lavoro sicuro e rispettoso.
Un’ultima considerazione volta ad un ragionamento da parte delle istituzioni è per la regolamentazione sulla Prostituzione in Italia, introdotta nel 1960 con la Legge Merlin, in cui viene di fatto perseguito lo sfruttamento della prostituzione mentre legalizza di fatto anche se non con regolamentazione apposita la prostituzione “di strada” e “al chiuso”: entrambe le forme sono legali, purché avvengano tra adulti consenzienti e senza coinvolgimento di terzi che ne traggano profitto. Detto questo, considerati i contenuti espliciti dei content creator, siamo proprio sicuri che questa piattaforma non tragga profitto da una forma di prostituzione? Probabilmente, una legge che ha compiuto 60 anni avrebbe bisogno perlomeno di un lifting.
Approfondimenti:
- OnlyFans e il sex work digitale: influenza su intimità e sessualità – State of Mind
- Il fenomeno OnlyFans e l’impatto sui giovani – Santagostino Psiche
- Onlyfans, un lavoro di cura – Fondazione Giangiacomo Feltrinelli
- Fenomeno OnlyFans, dal boom ai rischi per creator e utenti – il Dolomiti
- OnlyFans: storia di un grande inganno – L’Atlante